venerdì 29 novembre 2013

POLITICA ALL'ITALIANA ANCHE NELLO SPORT

LA POLITICA CHE UCCIDE IL CICLOTURISMO ITALIANO In un Paese normale (Gran Bretagna, Francia, Germania…) la partecipazione a manifestazioni ciclistiche amatoriali, anche agonistiche, è quasi sempre libera. Per chi lo desidera, esiste naturalmente la possibilità (acquistando un pacchetto assicurativo) di tesserarsi a una federazione che in ciascuna nazione è una e una sola: quella ciclistica in Gran Bretagna, quella cicloturistica in Francia. In un Paese NON normale (l’Italia) esistono una federazione e DODICI enti di promozione sportiva che distribuiscono tredici tipi diversi di tessere in due diverse versioni (cicloamatori e cicloturisti): totale 26 tessere. Gli enti (nati quasi tutti come costole di partiti politici, movimenti religiosi o sindacali) ricevono cospicui finanziamenti pubblici, non sono obbligati ad osservare norme di trasparenza sul numero di tesserati e società affiliate e, quando possono, si sbranano tra loro cercando di sopravvivere e di far sopravvivere i loro apparati. Gli enti del ciclismo sono riuniti in un’associazione (senza riconoscimento giuridico) chiamata Consulta dove enti che hanno decine di migliaia di tesserati hanno lo stesso “peso politico” di altri che per il ciclismo che non organizzano nemmeno una gara in un anno o, se lo fanno, mettono in piedi dei puri pro forma. Il 25 novembre. Istigati da Federciclismo e Uisp, nove enti aderenti alla Consulta hanno fatto fuori l’Acsi (ex Udace) «a fronte di notizie certe che testimoniano tuttora sul territorio una realtà completamente diversa, che parlano di commistione tra ACSI ed UDACE e di comportamenti contrari alle disposizioni della Consulta». Cosa questo significhi non si capisce, sta di fatto che gli undici (in mezzo ci sono anche Opes e Msp, che nemmeno hanno un settore ciclistico, Libertas o Endas di cui non abbiamo mai sentito parlare in relazione alle due ruote) hanno vietato ai tesserati più numerosi la partecipazione ai loro eventi, mettendo in enorme difficoltà (alla vigilia dei rinnovo tesseramenti o a tessere 2014 già rilasciate) migliaia di atleti e presidenti di società: difficile pensare che non l’abbiamo fatto per provare a spartirsi un po’ di tesserati. Parallelamente, la Consulta è riuscita ad eleggere un Ufficio di Presidenza e ben due Commissioni (Studi e Prevenzioni Doping) distribuendo cariche (dodici) anche a gente con zero competenza ciclistica. Un vizio, un inguaribile morbo italico questo delle poltrone a cui non sfugge nemmeno il ciclismo amatoriale che, sul fronte politico, riesce a mutuare il peggio della politica vera. A questo punto il nostro sogno è solo quello di un movimento tutelato da certificati medici e polizze assicurative, libero da enti e federazioni che lo stanno soffocando, spegnendo, umiliando. Questo è il ciclismo che vogliamo, che vorremmo raccontare.
FONTE : BLOG CYCLINGPRO

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