Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, il resoconto del nostro artista e scalatore Paol(one) sulla recente Magnifica 2013.
_______________________________________________
Buongiorno a tutti amici, scrivo nel ns caro blog per rendervi partecipi di
quella che, a mio modesto parere, e' stata la gran fondo più difficile ed
impegnativa della mia vita:la Magnifica Bianchi.
L'idea di iscrivermi a
questa competizione sportiva e' nata come una piccola goliardata e divenuta man
mano che passavano i giorni, una concretezza sempre più reale ed
accessibile.
La svolta definitiva è arrivata quando il mio socio di sempre
Carlitos Cardone (il Diavolo!), ha
accettato di condividere con me le gioie e i dolori di quest’affascinante
avventura. Entrambi memori di un lungo della nove colli fatto insieme qualche
anno fa ( circa nove ore a ritmi tranquilli in cui concludevamo il tracciato
senza troppi patimenti) decidevamo di affrontare il lungo della Magnifica,
fantasticando sull’ascesa al Cippo di Carpegna, i tratti di sterrato e
soprattutto l’arrivo nel velodromo di Forlì, come la mitica Roubeax francese.
Forte dell'appoggio del mio validissimo socio e dell'incitamento di Piero, ci
premunivamo di formalizzare l'iscrizione, galvanizzati dall'idea di partecipare
e soprattutto di faticare tanto su salite e discese infinite e
leggendarie.
Tutti noi ciclisti nell’animo, scalando almeno una volta nella
vita il Cippo, ci siamo immedesimati nelle imprese del grande Pirata o di
Merckx, che tanto lustro hanno dato a questa impegnativa ascesa negli anni
passati, facendola diventare quella leggendaria salita che ad oggi, dopo di
loro, tanti amatori affrontandola ne assaporano l’aurea mistica.
Purtroppo, e
non so' per quale motivo, io e Carlo in una visione ottimistica ed olistica di
quanto avremmo dovuto affrontare, pensavamo fosse possibile effettuare il
percorso lungo ad un passo tranquillo e moderato, con pause ai ristori,
chiacchiere, caffè e una buona dose di divertimento...totalmente all'oscuro di
quale reale inferno ci aspettasse sugli appennini romagnoli e
sammarinesi.
Giunta finalmente la mattina prefissata per la partenza,
salutavamo Capitan Stefano, Bosco (free lance) e ovviamente Piero, già schierato
nelle posizioni avanzate del gruppo di partenti.
Io e Carlitos, dopo un buon
caffè ed una brioches al bar di piazza Saffi sotto ai portici, ci posizionavamo
in fondo alla griglia, guardandoci intorno cercando di capire chi potesse essere
tanto incosciente come noi da affrontare il lungo.
Dopo alcuni minuti di
attesa, lo speaker dichiarava ufficialmente partita la seconda edizione della
magnifica e piano piano tutto il gruppo si muoveva verso lo start.
Un passo
allegro ma mai esagerato, caratterizzava il tratto di piana tra forli e la prima
salita, con il formarsi di piccoli gruppi di ciclisti non troppo invasati, ci
portava con la massima calma all'imbocco della prima salita di giornata, Santa
Maria Rio Petra, una decina di km complessivi per un dislivello totale di circa
486 mt, caratterizzata da una prima asperità abbastanza duretta al 10% di
pendenza di 1800 mt di lunghezza. Niente di particolarmente
difficoltoso.
Devo fare una precisazione personale che riguarda la bici
SWORKS che Max Fornasiero mi ha prestato per fare la magnifica, rapporti 34x27
(favolosi!) ha eseguito egregiamente il lavoro a lei richiesto, alleggerendo di
molto tutti gli strappi delle salite che da qui in poi avrebbero caratterizzato
il prosieguo della gara.
Giunti a fondo valle dopo la discesa di Montegelli,
affrontavamo l’ascesa di Montetiffi (2 km al 10% di pendenza media, per 164 mt
di dislivello complessivo) strappetto impegnativo ma breve, che tutti noi ex
partecipanti della nove colli ben conosciamo, per poi arrivare al bivio tra i
due percorsi, il medio ed il lungo. chi ovviamente optava per il percorso lungo,
doveva affrontare il primo tratto di strada sterrata, la salita di Talamello.
Quattro km e ottocento metri di sterrato ghiaioso con una pendenza media del 5%
con ciottoli, sabbia e ghiaia grossa che di primo acchito mettevano un po’ in
difficoltà chi non era avvezzo a certi tipi di fondi. In definitiva la
difficoltà principale consisteva nel cercare una traiettoria ottimale,
solitamente posta circa a metà della carreggiata, e cercare di non discostarsi
troppo da quella, procedendo lentamente bisognava tenere bene a bada la ruota
davanti, soprattutto in salita dove bisogna stare per forza seduti. Il fascino
di questo tratto in lieve falsopiano con alcuni strappetti non troppo
impegnativi riporta un po’ all’Eroica, manifestazione tanto declamata per la sua
anima retrò e vintage, soprattutto quando alzando lo sguardo per monitorare il
percorso, si ha modo di scorgere la salita diramarsi dolcemente lungo il
versante collinare e vedere una cinquantina di ciclisti polverosi che faticano
seduti sulle loro bici per mantenere una pedalata regolare.
Galvanizzati da
questa prima parte di tracciato, ci lasciavamo cullare dai dolci saliscendi
posti dopo lo sterrato giungendo così al paesino di Sant'Agata Feltria dove affrontavamo la
quinta salita della giornata , Monte Benedetto. Questa salita e'stata provata
durante un'uscita di squadra al Cippo, lunga in totale circa due km ma davvero
tosta. Pendenza media al 10% con punte al 18%!!! Ultimata l'ascesa si scende a
Ponte Messa per affrontare da Pennabilli la prima vera salita della giornata, la
Cantoniera. Lunga 10,6 km con una media di 6,24% di pendenza e punte all'8%,
piena di vedute spettacolari ed infinite sui nostri appennini, è il preambolo di
quello che ha detta di molti dovrebbe essere l’asperità più difficoltosa della
giornata, il Cippo del Carpegna. Qui vorrei fare un piccolo riepilogo di quanto
avvenuto, rio petra, montetiffi, lo sterrato di Talamello, monte Benedetto e la
cantoniera, sono assolutamente abbordabili per chi come me, non ha alle spalle
decine di migliaia di km di allenamento ed un peso corporeo ottimale per essere
uno scalatore, ma quando finita la Cantoniera si arriva al paesino di Carpegna
in condizioni discrete, le gambe prudono un pochino, qualche avvisaglia di
crampi si avverte ma tutto sommato, se il tempo regge e l’alimentazione è stata
corretta, la salita del cippo si preannuncia abbastanza fattibile. Io e Carlo,
all’imbocco della salita del primo tratto di due km con una pendenza media al
13%!! di comune accordo, decidevamo per un’andatura veramente ai minimi termini,
che ci avrebbe consentito di arrivare in cima senza aver sprecato preziose
energie che sarebbero servite più avanti. Controllo chip e cronoscalata e la
strada comincia subito ad impennarsi, chi di voi legge queste poche righe e
conosce bene l’ascesa di cui sto parlando, può capire lo stato d’animo che si
avverte quando si mette la ruota sul primo tornante al 18 %, il problema è che
poi per i successivi 6/7 km la musica rimane sempre la stessa, mai un tratto
piano ed una pendenza umana, soprattutto perché chi l’affronta deve avere la
consapevolezza di essere ad appena una novantina di km del percorso totale che è
di ben 230.
Primi tornanti “pesanti” e le avvisaglie di crampi che avevo
avvertito alcuni km prima, diventano ben più tangibili e preoccupanti; gambe
letteralmente dure e doloranti ogni volta che tentavo una spinta alzandomi sui
pedali, la prospettiva di ritiro sempre più concreta, e la delusione per aver
creduto di poter compiere una follia del genere senza una adeguata
preparazione.
Poi incredibilmente, tutto a un tratto, forse per le tre banane
mangiate al ristoro di Pennabilli e il passo lento dell’ascesa, i crampi che mi
attanagliavano sparivano, permettendomi piano piano di scollinare con Carlitos
in modo del tutto soddisfacente. Altezza allo scollinamento 1358 mslm per un
dislivello di 624 mt in 6,1 km al 10,23% di pendenza media. Discesa a bomba in
mezzo alle nuvole basse e freddissime senza mantellina, (freddo cane!!) che
ovviamente non avevo preso, fino al paesino di Carpegna dove era posto il
secondo ristoro di giornata.
Rifocillati doverosamente e degnamente da quel
che c’era, coca cola, banane, crostate e fette d’arancia, ripartivamo empi alla
volta di San Marino, ma non prima di aver affrontato il secondo tratto sterrato,
la salita di mercato vecchio. Due km e mezzo di salita al 4,5% media, con punte
al 7%, per poi proseguire con la salita di monte Grimano Terme, 3 km con media
al 5% e punte all'8%. Discesa, fondovalle ed ecco che arriva la Scalata al Monte
Titano, regolare e continua 3 km al 7%, per arrivare a circa 130 km del
percorso, San Marino.
Il sole ci baciava ma Carlitos, agghiacciatosi durante
la discesa del Cippo dava segni di cedimento. Velocissima sosta ad un bar e
telefonata a casa e si riprendeva a scendere. Giu a cannone fino a Ponte
Verucchio dove ad attenderci c’era la prima vera difficoltà in senso assoluto
della giornata..Torriana. Questa è una salita, per chi non la conoscesse, che
per me mezzo riminese acquisito, viene declamata come uno degli strappi più
ignoranti della Romagna, ha una lunghezza complessiva di due Km circa, ma con
una percentuale media di pendenza del 10,55% (peggio del cippo) con punte che
arrivano fino al max. di 18%.
Un po' demoralizzati, io e Carlitos, abbiamo
pensato che fondamentalmente dopo la bazza della discesa di san Marino gli
organizzatori volessero re-indurire un po’ la corsa per dargli quel tocco di
asprezza che non guasta mai. Putroppo eravamo entrambi inconsapevoli che
arrivati in cima a Torriana ed essere scesi subito dopo per qualche km, sarebbe
arrivata la seconda (complessivamente gia la nona!!) più difficile ascesa della
Magnifica..Sogliano. Questa salita viene effettuata dalla fontana posta di
fronte a via Valle, sulla strada di collegamento dei paesini riminesi, ed è una
salita estremamente tosta. Circa a metà della stessa vi è una serie ripetuta di
tornanti che non scendono mai sotto..io credo il 14/15%!! Roba da morirne
ragazzi!! veramente!!
Chi sopravvive ed arriva in cima, rifiata un attimo
perché subito dopo Sogliano si scende per andare ad affrontare la decima salita
di giornata..Monteleone. Questa salita che tutti noi conosciamo dal versante di
Sorrivoli, viene affrontata dal versante opposto (per intenderci la discesa che
si fa una volta arrivati in cima) denominato “Il Cavatappi” per i suoi
numerosissimi tornanti.
Lunga e dura e con pendenze elevate, che tolgono ogni
minima riserva di energia risparmiata, va dal torrente pisciatello per 3,5 km al
7%di media, ma con un tratto intermedio di 1,5 km durissimo!! al 14%!! Fino al
borghetto di Monteleone dove passando si butta un occhio all’arco di ingresso
della Piazza pensando a quanto è buono il caffè del baretto sulla destra.
Poi giu' a capofitto nella discesa, un toboga di tornanti fatti a mille con
la mente totalmente offuscata dalla stanchezza.
Sopravvissuti alla discesa si
gira a sinistra e senza tanti complimenti, qui gli organizzatori hanno deciso di
propinare ai partecipanti del lungo, quella che secondo il mio modesto parere
ragazzi è la la salita più difficile ed impegnativa di tutta la gara, ARDIANO!!
Undicesima e non ultima salita della giornata, Affrontata con circa 200 km nelle
gambe e 4600 mt di dislivello, diventa un mostro di pendenze elevatissime
(letteralmente un muro verticale) che pensandoci il 27 dietro sembra diventato
un 11!! Ogni pedalata una sofferenza e ogni metro conquistato una vittoria..Per
farvi capire di cosa parliamo prendo a paragone il muro di Sorrivoli, 21% circa
di strappetto per 700 mt di lunghezza, ecco…Ardiano ha la stessa pendenza ma per
tre e ribadisco tre km!! Un inferno vero e proprio, avrei voluto mettermi a
piangere, buttarmi nel burrone, darmi fuoco..non sapevo come fare per salire
finchè Carlitos ha cominciato a dire che il giorno dopo sarebbe andato dal
Medico per farsi dare una settimana di malattia!! Risate generali per tutti
(eravamo un gruppetto di sei fedelissimi) e incredibilmente tra una cazzata e
l’altra, con crampi inimmaginabili dappertutto, abbiamo Ardiano ha una pendenza
media di..pazzesco..13,47%!!!!!!! dove per duecento metri non scende mai sotto
il 10%!!!! i tornanti non mitigano l'ascesa che rimane sempre tra il 16 ed il
21% nella punta massima. Ragazzi, chi sopravvive qui ha in pratica quasi
concluso il lungo..diciamo che questa salita e' la vera cartina tornasole per
capire se sia fattibile finire il lungo in tempo e vivi. Qui se si scende a
piedi ( tanti l'hanno fatto!) o si fora, non si arriva più, ne mentalmente ne
dentro le 12 ore!! Quindi in definitiva se si passa Ardiano si e' quasi salvi.
:-))
Atteso quelli che salivano a piedi, io e il diavolo, siamo ripartiti
alla volta dell’ultima asperità di giornata, Casalbono, quattro km di salita al
10/11 % asfaltata e dura che poi diventavano quattro km e mezzo di salita
sterrata come il primo tratto. Va beh..arrivati al tratto sterrato, come se non
fosse stata sufficiente tutta la fatica fatta cominciava anche a
diluviare..mastellate d’acqua ghiacciata sulla faccia! rivoli di acqua e fango
nello stradino sterrato, buio e freddo infernale!!
visibilità ridotta ai
minimi termini e solo chi ce la faceva procedeva imperterrito per concludere
quella che tutti sapevano essere l’ultima tremenda fatica della
giornata!!
Esausti, demoralizzati, infreddoliti dalla tremebonda e
inenarrabile fatica, ricomponevamo il gruppetto dei disperati e sempre con un
fedelissimo riminese che scandiva i tempi delle salite per rientrare nelle 12
fatidiche ore si ripartiva alla volta di Forlì.
Lo stesso ci avvertiva che
rimanevano solo 50 minuti per scendere a Meldola e rientrare al velodromo, pena
l’esclusione dalla corsa!! Effettuata la discesa del cimitero di Meldola a
cannone con la pioggia che sferzava i visi stanchi e stravolti dei sei, ci si
immetteva nello stradone alla media dei 40 km/h, tutti in mezza scia causa
l’acqua sollevata dalle ruote posteriori, e si rientrava così nella città della
partenza, entrando nel Velodromo dopo ben 11 ore e quaranta minuti di fatica
estrema e inimmaginabile ma una gioia nel cuore ed una soddisfazione per aver
finito questa gran fondo incredibili, soprattutto per le condizioni estreme del
tempo, della temperatura e per la durezza del percorso.
Noi per quest’anno
crediamo di aver dato, e penso che in futuro non riproverò mai più ad affrontare
una gran fondo come questa con soli 4000 km nelle gambe. Devo dire però, che la
sensazione che rimane, quel senso di completezza e vittoria che si percepisce
quando si ha la consapevolezza di aver fatto qualcosa di unico e grande come
quest’impresa, appaga fino in fondo e soddisfa quel limite che noi ciclisti
appassionati ogni volta accarezziamo e cerchiamo di oltrepassare quando
decidiamo per amore della bici di sfidare noi stessi.
Buone pedalate a tutti
ed un abbraccio grande..I vostri, Paolone e Carlitos!!
Beh , complimenti per la prosa , sembrava quasi di essere li con voi... Io dormivo e al risveglio il bel sole mattutino mi ha creato sensi di colpa ... Deve essere stata veramente dura arrivare all' ultima salita praticamente al buio e sotto quel diluvio di domenica sera ! BRAVI sono orgoglioso di voi
RispondiEliminaBravi bravi, molti hanno tagliato il percorso a quanto so, e sono entrati in classifica arrivando prima di voi. Voi non solo l'avete conclusa entro i termini, ma, nonostante la perfetta conoscenza geografica della zona che chi è di fuori non poteva avere e che vi avrebbe consentito un taglio in qualsiasi momento, non ci avete pensato due volte a proseguire. Ciò vi fa onore due volte!
RispondiEliminaSENZA PAROLE......
RispondiEliminama c'era ancora qualcuno al velodromo quando siete arrivati??
RispondiElimina....complimenti per la TENACIA....e l'incoscienza