mercoledì 18 settembre 2013

Magnifica 2013 - racconto di un viaggio

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, il resoconto del nostro artista e scalatore Paol(one) sulla recente Magnifica 2013.
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Buongiorno a tutti amici, scrivo nel ns caro blog per rendervi partecipi di quella che, a mio modesto parere, e' stata la gran fondo più difficile ed impegnativa della mia vita:la Magnifica Bianchi.
L'idea di iscrivermi a questa competizione sportiva e' nata come una piccola goliardata e divenuta man mano che passavano i giorni, una concretezza sempre più reale ed accessibile.
La svolta definitiva è arrivata quando il mio socio di sempre Carlitos Cardone (il Diavolo!), ha accettato di condividere con me le gioie e i dolori di quest’affascinante avventura. Entrambi memori di un lungo della nove colli fatto insieme qualche anno fa ( circa nove ore a ritmi tranquilli in cui concludevamo il tracciato senza troppi patimenti) decidevamo di affrontare il lungo della Magnifica, fantasticando sull’ascesa al Cippo di Carpegna, i tratti di sterrato e soprattutto l’arrivo nel velodromo di Forlì, come la mitica Roubeax francese. Forte dell'appoggio del mio validissimo socio e dell'incitamento di Piero, ci premunivamo di formalizzare l'iscrizione, galvanizzati dall'idea di partecipare e soprattutto di faticare tanto su salite e discese infinite e leggendarie.
Tutti noi ciclisti nell’animo, scalando almeno una volta nella vita il Cippo, ci siamo immedesimati nelle imprese del grande Pirata o di Merckx, che tanto lustro hanno dato a questa impegnativa ascesa negli anni passati, facendola diventare quella leggendaria salita che ad oggi, dopo di loro, tanti amatori affrontandola ne assaporano l’aurea mistica.
Purtroppo, e non so' per quale motivo, io e Carlo in una visione ottimistica ed olistica di quanto avremmo dovuto affrontare, pensavamo fosse possibile effettuare il percorso lungo ad un passo tranquillo e moderato, con pause ai ristori, chiacchiere, caffè e una buona dose di divertimento...totalmente all'oscuro di quale reale inferno ci aspettasse sugli appennini romagnoli e sammarinesi.
Giunta finalmente la mattina prefissata per la partenza, salutavamo Capitan Stefano, Bosco (free lance) e ovviamente Piero, già schierato nelle posizioni avanzate del gruppo di partenti.
Io e Carlitos, dopo un buon caffè ed una brioches al bar di piazza Saffi sotto ai portici, ci posizionavamo in fondo alla griglia, guardandoci intorno cercando di capire chi potesse essere tanto incosciente come noi da affrontare il lungo.
Dopo alcuni minuti di attesa, lo speaker dichiarava ufficialmente partita la seconda edizione della magnifica e piano piano tutto il gruppo si muoveva verso lo start.
Un passo allegro ma mai esagerato, caratterizzava il tratto di piana tra forli e la prima salita, con il formarsi di piccoli gruppi di ciclisti non troppo invasati, ci portava con la massima calma all'imbocco della prima salita di giornata, Santa Maria Rio Petra, una decina di km complessivi per un dislivello totale di circa 486 mt, caratterizzata da una prima asperità abbastanza duretta al 10% di pendenza di 1800 mt di lunghezza. Niente di particolarmente difficoltoso.
Devo fare una precisazione personale che riguarda la bici SWORKS che Max Fornasiero mi ha prestato per fare la magnifica, rapporti 34x27 (favolosi!) ha eseguito egregiamente il lavoro a lei richiesto, alleggerendo di molto tutti gli strappi delle salite che da qui in poi avrebbero caratterizzato il prosieguo della gara.
Giunti a fondo valle dopo la discesa di Montegelli, affrontavamo l’ascesa di Montetiffi (2 km al 10% di pendenza media, per 164 mt di dislivello complessivo) strappetto impegnativo ma breve, che tutti noi ex partecipanti della nove colli ben conosciamo, per poi arrivare al bivio tra i due percorsi, il medio ed il lungo. chi ovviamente optava per il percorso lungo, doveva affrontare il primo tratto di strada sterrata, la salita di Talamello. Quattro km e ottocento metri di sterrato ghiaioso con una pendenza media del 5% con ciottoli, sabbia e ghiaia grossa che di primo acchito mettevano un po’ in difficoltà chi non era avvezzo a certi tipi di fondi. In definitiva la difficoltà principale consisteva nel cercare una traiettoria ottimale, solitamente posta circa a metà della carreggiata, e cercare di non discostarsi troppo da quella, procedendo lentamente bisognava tenere bene a bada la ruota davanti, soprattutto in salita dove bisogna stare per forza seduti. Il fascino di questo tratto in lieve falsopiano con alcuni strappetti non troppo impegnativi riporta un po’ all’Eroica, manifestazione tanto declamata per la sua anima retrò e vintage, soprattutto quando alzando lo sguardo per monitorare il percorso, si ha modo di scorgere la salita diramarsi dolcemente lungo il versante collinare e vedere una cinquantina di ciclisti polverosi che faticano seduti sulle loro bici per mantenere una pedalata regolare.
Galvanizzati da questa prima parte di tracciato, ci lasciavamo cullare dai dolci saliscendi posti dopo lo sterrato giungendo così al paesino di Sant'Agata Feltria dove affrontavamo la quinta salita della giornata , Monte Benedetto. Questa salita e'stata provata durante un'uscita di squadra al Cippo, lunga in totale circa due km ma davvero tosta. Pendenza media al 10% con punte al 18%!!! Ultimata l'ascesa si scende a Ponte Messa per affrontare da Pennabilli la prima vera salita della giornata, la Cantoniera. Lunga 10,6 km con una media di 6,24% di pendenza e punte all'8%, piena di vedute spettacolari ed infinite sui nostri appennini, è il preambolo di quello che ha detta di molti dovrebbe essere l’asperità più difficoltosa della giornata, il Cippo del Carpegna. Qui vorrei fare un piccolo riepilogo di quanto avvenuto, rio petra, montetiffi, lo sterrato di Talamello, monte Benedetto e la cantoniera, sono assolutamente abbordabili per chi come me, non ha alle spalle decine di migliaia di km di allenamento ed un peso corporeo ottimale per essere uno scalatore, ma quando finita la Cantoniera si arriva al paesino di Carpegna in condizioni discrete, le gambe prudono un pochino, qualche avvisaglia di crampi si avverte ma tutto sommato, se il tempo regge e l’alimentazione è stata corretta, la salita del cippo si preannuncia abbastanza fattibile. Io e Carlo, all’imbocco della salita del primo tratto di due km con una pendenza media al 13%!! di comune accordo, decidevamo per un’andatura veramente ai minimi termini, che ci avrebbe consentito di arrivare in cima senza aver sprecato preziose energie che sarebbero servite più avanti. Controllo chip e cronoscalata e la strada comincia subito ad impennarsi, chi di voi legge queste poche righe e conosce bene l’ascesa di cui sto parlando, può capire lo stato d’animo che si avverte quando si mette la ruota sul primo tornante al 18 %, il problema è che poi per i successivi 6/7 km la musica rimane sempre la stessa, mai un tratto piano ed una pendenza umana, soprattutto perché chi l’affronta deve avere la consapevolezza di essere ad appena una novantina di km del percorso totale che è di ben 230.
Primi tornanti “pesanti” e le avvisaglie di crampi che avevo avvertito alcuni km prima, diventano ben più tangibili e preoccupanti; gambe letteralmente dure e doloranti ogni volta che tentavo una spinta alzandomi sui pedali, la prospettiva di ritiro sempre più concreta, e la delusione per aver creduto di poter compiere una follia del genere senza una adeguata preparazione.
Poi incredibilmente, tutto a un tratto, forse per le tre banane mangiate al ristoro di Pennabilli e il passo lento dell’ascesa, i crampi che mi attanagliavano sparivano, permettendomi piano piano di scollinare con Carlitos in modo del tutto soddisfacente. Altezza allo scollinamento 1358 mslm per un dislivello di 624 mt in 6,1 km al 10,23% di pendenza media. Discesa a bomba in mezzo alle nuvole basse e freddissime senza mantellina, (freddo cane!!) che ovviamente non avevo preso, fino al paesino di Carpegna dove era posto il secondo ristoro di giornata.
Rifocillati doverosamente e degnamente da quel che c’era, coca cola, banane, crostate e fette d’arancia, ripartivamo empi alla volta di San Marino, ma non prima di aver affrontato il secondo tratto sterrato, la salita di mercato vecchio. Due km e mezzo di salita al 4,5% media, con punte al 7%, per poi proseguire con la salita di monte Grimano Terme, 3 km con media al 5% e punte all'8%. Discesa, fondovalle ed ecco che arriva la Scalata al Monte Titano, regolare e continua 3 km al 7%, per arrivare a circa 130 km del percorso, San Marino.
Il sole ci baciava ma Carlitos, agghiacciatosi durante la discesa del Cippo dava segni di cedimento. Velocissima sosta ad un bar e telefonata a casa e si riprendeva a scendere. Giu a cannone fino a Ponte Verucchio dove ad attenderci c’era la prima vera difficoltà in senso assoluto della giornata..Torriana. Questa è una salita, per chi non la conoscesse, che per me mezzo riminese acquisito, viene declamata come uno degli strappi più ignoranti della Romagna, ha una lunghezza complessiva di due Km circa, ma con una percentuale media di pendenza del 10,55% (peggio del cippo) con punte che arrivano fino al max. di 18%.
Un po' demoralizzati, io e Carlitos, abbiamo pensato che fondamentalmente dopo la bazza della discesa di san Marino gli organizzatori volessero re-indurire un po’ la corsa per dargli quel tocco di asprezza che non guasta mai. Putroppo eravamo entrambi inconsapevoli che arrivati in cima a Torriana ed essere scesi subito dopo per qualche km, sarebbe arrivata la seconda (complessivamente gia la nona!!) più difficile ascesa della Magnifica..Sogliano. Questa salita viene effettuata dalla fontana posta di fronte a via Valle, sulla strada di collegamento dei paesini riminesi, ed è una salita estremamente tosta. Circa a metà della stessa vi è una serie ripetuta di tornanti che non scendono mai sotto..io credo il 14/15%!! Roba da morirne ragazzi!! veramente!!
Chi sopravvive ed arriva in cima, rifiata un attimo perché subito dopo Sogliano si scende per andare ad affrontare la decima salita di giornata..Monteleone. Questa salita che tutti noi conosciamo dal versante di Sorrivoli, viene affrontata dal versante opposto (per intenderci la discesa che si fa una volta arrivati in cima) denominato “Il Cavatappi” per i suoi numerosissimi tornanti.
Lunga e dura e con pendenze elevate, che tolgono ogni minima riserva di energia risparmiata, va dal torrente pisciatello per 3,5 km al 7%di media, ma con un tratto intermedio di 1,5 km durissimo!! al 14%!! Fino al borghetto di Monteleone dove passando si butta un occhio all’arco di ingresso della Piazza pensando a quanto è buono il caffè del baretto sulla destra.
Poi giu' a capofitto nella discesa, un toboga di tornanti fatti a mille con la mente totalmente offuscata dalla stanchezza.
Sopravvissuti alla discesa si gira a sinistra e senza tanti complimenti, qui gli organizzatori hanno deciso di propinare ai partecipanti del lungo, quella che secondo il mio modesto parere ragazzi è la la salita più difficile ed impegnativa di tutta la gara, ARDIANO!! Undicesima e non ultima salita della giornata, Affrontata con circa 200 km nelle gambe e 4600 mt di dislivello, diventa un mostro di pendenze elevatissime (letteralmente un muro verticale) che pensandoci il 27 dietro sembra diventato un 11!! Ogni pedalata una sofferenza e ogni metro conquistato una vittoria..Per farvi capire di cosa parliamo prendo a paragone il muro di Sorrivoli, 21% circa di strappetto per 700 mt di lunghezza, ecco…Ardiano ha la stessa pendenza ma per tre e ribadisco tre km!! Un inferno vero e proprio, avrei voluto mettermi a piangere, buttarmi nel burrone, darmi fuoco..non sapevo come fare per salire finchè Carlitos ha cominciato a dire che il giorno dopo sarebbe andato dal Medico per farsi dare una settimana di malattia!! Risate generali per tutti (eravamo un gruppetto di sei fedelissimi) e incredibilmente tra una cazzata e l’altra, con crampi inimmaginabili dappertutto, abbiamo Ardiano ha una pendenza media di..pazzesco..13,47%!!!!!!! dove per duecento metri non scende mai sotto il 10%!!!! i tornanti non mitigano l'ascesa che rimane sempre tra il 16 ed il 21% nella punta massima. Ragazzi, chi sopravvive qui ha in pratica quasi concluso il lungo..diciamo che questa salita e' la vera cartina tornasole per capire se sia fattibile finire il lungo in tempo e vivi. Qui se si scende a piedi ( tanti l'hanno fatto!) o si fora, non si arriva più, ne mentalmente ne dentro le 12 ore!! Quindi in definitiva se si passa Ardiano si e' quasi salvi. :-))
Atteso quelli che salivano a piedi, io e il diavolo, siamo ripartiti alla volta dell’ultima asperità di giornata, Casalbono, quattro km di salita al 10/11 % asfaltata e dura che poi diventavano quattro km e mezzo di salita sterrata come il primo tratto. Va beh..arrivati al tratto sterrato, come se non fosse stata sufficiente tutta la fatica fatta cominciava anche a diluviare..mastellate d’acqua ghiacciata sulla faccia! rivoli di acqua e fango nello stradino sterrato, buio e freddo infernale!!
visibilità ridotta ai minimi termini e solo chi ce la faceva procedeva imperterrito per concludere quella che tutti sapevano essere l’ultima tremenda fatica della giornata!!
Esausti, demoralizzati, infreddoliti dalla tremebonda e inenarrabile fatica, ricomponevamo il gruppetto dei disperati e sempre con un fedelissimo riminese che scandiva i tempi delle salite per rientrare nelle 12 fatidiche ore si ripartiva alla volta di Forlì.
Lo stesso ci avvertiva che rimanevano solo 50 minuti per scendere a Meldola e rientrare al velodromo, pena l’esclusione dalla corsa!! Effettuata la discesa del cimitero di Meldola a cannone con la pioggia che sferzava i visi stanchi e stravolti dei sei, ci si immetteva nello stradone alla media dei 40 km/h, tutti in mezza scia causa l’acqua sollevata dalle ruote posteriori, e si rientrava così nella città della partenza, entrando nel Velodromo dopo ben 11 ore e quaranta minuti di fatica estrema e inimmaginabile ma una gioia nel cuore ed una soddisfazione per aver finito questa gran fondo incredibili, soprattutto per le condizioni estreme del tempo, della temperatura e per la durezza del percorso.
Noi per quest’anno crediamo di aver dato, e penso che in futuro non riproverò mai più ad affrontare una gran fondo come questa con soli 4000 km nelle gambe. Devo dire però, che la sensazione che rimane, quel senso di completezza e vittoria che si percepisce quando si ha la consapevolezza di aver fatto qualcosa di unico e grande come quest’impresa, appaga fino in fondo e soddisfa quel limite che noi ciclisti appassionati ogni volta accarezziamo e cerchiamo di oltrepassare quando decidiamo per amore della bici di sfidare noi stessi.
Buone pedalate a tutti ed un abbraccio grande..I vostri, Paolone e Carlitos!!

4 commenti:

  1. Beh , complimenti per la prosa , sembrava quasi di essere li con voi... Io dormivo e al risveglio il bel sole mattutino mi ha creato sensi di colpa ... Deve essere stata veramente dura arrivare all' ultima salita praticamente al buio e sotto quel diluvio di domenica sera ! BRAVI sono orgoglioso di voi

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  2. Bravi bravi, molti hanno tagliato il percorso a quanto so, e sono entrati in classifica arrivando prima di voi. Voi non solo l'avete conclusa entro i termini, ma, nonostante la perfetta conoscenza geografica della zona che chi è di fuori non poteva avere e che vi avrebbe consentito un taglio in qualsiasi momento, non ci avete pensato due volte a proseguire. Ciò vi fa onore due volte!

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  3. ma c'era ancora qualcuno al velodromo quando siete arrivati??
    ....complimenti per la TENACIA....e l'incoscienza

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