mercoledì 15 giugno 2011

UN'ANALISI CORRETTA ?

A differenza degli altri referendum «epocali», che modernizzarono l'Italia, in questo caso però il gorgo del berlusconismo trascina con sé anche quelle poche velleità di riforma che avevano percorso il governo. La valanga travolge certamente una delle cose peggiori del centrodestra, la legge ad personam per antonomasia; ma cancella anche due decisioni lungimiranti, e cioè la riapertura dell'opzione nucleare e l'introduzione di un po' di concorrenza nel settore dei servizi pubblici. Ogni volta che ci lamenteremo per la mancata crescita (0,25% di Pil all'anno per dieci anni, secondo l'impietoso calcolo dell'Economist) dovremo ricordarci che in Italia non solo non si possono abbassare le tasse, ma non si può nemmeno tagliare la bolletta dell'energia o ridurre i deficit delle municipalizzate. E così è davvero difficile crescere.

Bisogna dunque ammettere che il vero trionfatore di questa tornata elettorale è Antonio Di Pietro. È stato lui che ha avuto l'ardire di raccogliere le firme sul legittimo impedimento alle feste dell'Unità, scommettendo sulla spallata elettorale a Berlusconi quando il Pd temeva le urne come i bambini temono l'uomo nero. È stato lui ad avere la furbizia di «spoliticizzare» l'iniziativa quando il disastro di Fukushima gli ha dato la spinta insperata verso il quorum. Ed è stato lui a trascinarsi così dietro Bersani, in rincorsa per far dimenticare il suo passato da liberalizzatore scritto sull'acqua.
Così, se da una parte il referendum segna senza dubbio una sconfitta storica di Berlusconi, come Bossi apertamente schierato per l'astensione, rivelando una perdita di sintonia con il Paese che per un grande comunicatore è già una sentenza; dall'altra parte non si può davvero dire che la coalizione arcobaleno che lo ha stravinto rappresenti un'alternativa pronta e spendibile, gonfia com'è di sospetto anti mercato e di rifiuto del privato e della concorrenza. Come i radicali potrebbero testimoniare, una cosa è vincere i referendum e un'altra è vincere le elezioni per il governo del Paese.

Antonio Polito
14 giugno 2011

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