L’Idea Progetto di Certificazione Etica – “CoScienza Sportiva”
Il Progetto di Certificazione Etica vuole essere un progetto pilota e
sperimentale nell’ambito dello sport amatoriale, applicato alla
disciplina del ciclismo su strada.Tuttavia i suoi principi e scopi, oltre che protocolli e finalità,
possono essere estesi senza difficoltà, e non solo nella filosofia, ma
nell’impianto tecnico e operativo, anche in tutti gli ambiti dello sport
amatoriale e quindi in ogni settore e disciplina.
Si ispira a linee già operative in merito alla lotta antidoping, ma rovescia totalmente il processo.
Infatti ad oggi, in modo relativamente efficace, se non con risultati oggettivamente non soddisfacenti rispetto alla portata e alla estensione del fenomeno, la politica di intervento è a posteriori, repressiva e solo disciplinare.
Non può e non riesce a proporre un intervento educativo che non sia teorico e condivisibile se non in linea di principio e in conseguenza alla buona volontà dei praticanti, incidendo poco sul piano preventivo e in particolare “ educativo “. Infatti fino ad ora non si è riusciti a costruire una cultura e un impianto fondato su valori ed entusiasmo etico che agisca a monte della prestazione.
Il doping ha come finalità l’alterazione della prestazione.
La cultura dell’etica ha come finalità il messaggio che si porta attraverso la pratica sportiva, e non solo.
Anche in virtù del diffondersi della non/cultura etica, e per accadimenti recenti occorsi sul versante del doping amatoriale, ecco allora il desiderio – sincero – di sfidarsi, di provare, di esporsi per essere propositivi e di stimolo.
Non si ha la presunzione di essere diversi, speciali, o di risolvere una questione così complessa come il doping, alla cui radice, del resto, risiedono dinamiche e problematica ben più ampie, legate alla cultura e a processi socio/politico/economici di molto più ampia portata.
Tuttavia se non sta a noi completare l’opera, è bello credere di non essere liberi di sottrarsi. Lo scopo di tutto il Progetto di Certificazione Etica non vuole solo garantire sul versante del non doping, benché si impegni alla tutela della salute e della piena correttezza della pratica di allenamento e di agonismo in ambito amatoriale, ispirandosi alla norme di Legge vigenti.
Infatti si propone per come è strutturato, e orientato alla prevenzione e non solo al controllo, di essere portavoce e visibilità di un “ messaggio “ nell’ambito del movimento.
A tal fine, come si spiegherà, vuole e deve svilupparsi a fianco delle Istituzioni, quali l’Ente Tutela Salute, gli Assessorati Regionali Sport e Salute, e gli Enti del movimento, nella fattispecie del ciclismo, quali gli Organi Federali Coni della Federazione Ciclistica Italiana, l’Udace, l’Uisp.
Il coinvolgimento si estende inoltre alle Società di Cronometraggio delle manifestazioni e agli Organizzatori degli eventi.
Più ampia condivisione per far passare un messaggio che non cada nel vuoto, fare cultura. L’auspicio è di promuovere un dibattito e di arrivare ad una sorta di riconoscimento e di istituzionalizzazione del Progetto di Certificazione Etica, inizialmente in ambito ciclismo amatoriale, ma poi possibile per ogni disciplina, in modo a aiutare la politica di controllo, non essendo in se stessa la Certificazione un sostituto dei normali meccanismi di controllo vigenti. E pur tuttavia, qualora accadesse che i protocolli fossero approvati e standardizzati, questi potrebbero essere veicolo e ponte per l’introduzione di nuove norme per quanto riguarda la partecipazione di atleti amatoriale alle manifestazioni sportive che implichino la stesura di classifiche ufficiali, e che quindi rientrino nella pratica agonistica amatoriale.
In ogni caso il progetto in sé ha una sua intrinseca validità come invito alla riflessione sul versante:
- prevenzione
- responsabilizzazione
- pulizia
- cultura
Non da ultimo, oggettivamente la diffusione non gestita del doping, che è peggiorativa da tutti i punti di vista, ma quand’anche fosse supportata da esperienza ( diretta e non ) nel tempo, e sta già accadendo, crea e creerà una disaffezione in tutto il movimento, con il rischio già corso in ambito professionistico, per cui chi volesse “ correre “ dovrebbe “ rassegnarsi “ a certe pratiche, e tutti gli altri diserterebbero l’importante movimento in termini di partecipazione con ricadute economiche negative, sugli organizzatori, sugli Enti di Promozione Sportiva, sugli operatori del settore, sul turismo.
Infatti il movimento granfondistico in Italia muove cifre davvero considerevoli in tutto il settore bicicletta.
Già oggi si sente aria di critica e di disaffezione che per il momento resta “ malumore “ per lo più, anche se – per gli esperti del settore – è noto il fenomeno dell’allontanamento volontario di parte dei partecipanti. Infine, per gli sponsor del Progetto di Certificazione Etica, e per le Istituzioni che appoggiassero tale iniziativa, seria e con fondamenta e principi di rigore, non potrebbero che derivarne benefici.
Infatti ad oggi, in modo relativamente efficace, se non con risultati oggettivamente non soddisfacenti rispetto alla portata e alla estensione del fenomeno, la politica di intervento è a posteriori, repressiva e solo disciplinare.
Non può e non riesce a proporre un intervento educativo che non sia teorico e condivisibile se non in linea di principio e in conseguenza alla buona volontà dei praticanti, incidendo poco sul piano preventivo e in particolare “ educativo “. Infatti fino ad ora non si è riusciti a costruire una cultura e un impianto fondato su valori ed entusiasmo etico che agisca a monte della prestazione.
Il doping ha come finalità l’alterazione della prestazione.
La cultura dell’etica ha come finalità il messaggio che si porta attraverso la pratica sportiva, e non solo.
Anche in virtù del diffondersi della non/cultura etica, e per accadimenti recenti occorsi sul versante del doping amatoriale, ecco allora il desiderio – sincero – di sfidarsi, di provare, di esporsi per essere propositivi e di stimolo.
Non si ha la presunzione di essere diversi, speciali, o di risolvere una questione così complessa come il doping, alla cui radice, del resto, risiedono dinamiche e problematica ben più ampie, legate alla cultura e a processi socio/politico/economici di molto più ampia portata.
Tuttavia se non sta a noi completare l’opera, è bello credere di non essere liberi di sottrarsi. Lo scopo di tutto il Progetto di Certificazione Etica non vuole solo garantire sul versante del non doping, benché si impegni alla tutela della salute e della piena correttezza della pratica di allenamento e di agonismo in ambito amatoriale, ispirandosi alla norme di Legge vigenti.
Infatti si propone per come è strutturato, e orientato alla prevenzione e non solo al controllo, di essere portavoce e visibilità di un “ messaggio “ nell’ambito del movimento.
A tal fine, come si spiegherà, vuole e deve svilupparsi a fianco delle Istituzioni, quali l’Ente Tutela Salute, gli Assessorati Regionali Sport e Salute, e gli Enti del movimento, nella fattispecie del ciclismo, quali gli Organi Federali Coni della Federazione Ciclistica Italiana, l’Udace, l’Uisp.
Il coinvolgimento si estende inoltre alle Società di Cronometraggio delle manifestazioni e agli Organizzatori degli eventi.
Più ampia condivisione per far passare un messaggio che non cada nel vuoto, fare cultura. L’auspicio è di promuovere un dibattito e di arrivare ad una sorta di riconoscimento e di istituzionalizzazione del Progetto di Certificazione Etica, inizialmente in ambito ciclismo amatoriale, ma poi possibile per ogni disciplina, in modo a aiutare la politica di controllo, non essendo in se stessa la Certificazione un sostituto dei normali meccanismi di controllo vigenti. E pur tuttavia, qualora accadesse che i protocolli fossero approvati e standardizzati, questi potrebbero essere veicolo e ponte per l’introduzione di nuove norme per quanto riguarda la partecipazione di atleti amatoriale alle manifestazioni sportive che implichino la stesura di classifiche ufficiali, e che quindi rientrino nella pratica agonistica amatoriale.
In ogni caso il progetto in sé ha una sua intrinseca validità come invito alla riflessione sul versante:
- prevenzione
- responsabilizzazione
- pulizia
- cultura
Non da ultimo, oggettivamente la diffusione non gestita del doping, che è peggiorativa da tutti i punti di vista, ma quand’anche fosse supportata da esperienza ( diretta e non ) nel tempo, e sta già accadendo, crea e creerà una disaffezione in tutto il movimento, con il rischio già corso in ambito professionistico, per cui chi volesse “ correre “ dovrebbe “ rassegnarsi “ a certe pratiche, e tutti gli altri diserterebbero l’importante movimento in termini di partecipazione con ricadute economiche negative, sugli organizzatori, sugli Enti di Promozione Sportiva, sugli operatori del settore, sul turismo.
Infatti il movimento granfondistico in Italia muove cifre davvero considerevoli in tutto il settore bicicletta.
Già oggi si sente aria di critica e di disaffezione che per il momento resta “ malumore “ per lo più, anche se – per gli esperti del settore – è noto il fenomeno dell’allontanamento volontario di parte dei partecipanti. Infine, per gli sponsor del Progetto di Certificazione Etica, e per le Istituzioni che appoggiassero tale iniziativa, seria e con fondamenta e principi di rigore, non potrebbero che derivarne benefici.


quante storie......
RispondiEliminaHo lanciato il traduttore automatico di questa pagina...ma non si capiva nulla lo stesso....comunque io corro sempre con le barrette della coop "cereali e mirtilli rossi"
RispondiEliminaCaro Dottore , dicono cosi' tutti ....
RispondiEliminaLe tue prestazioni 2011 sono quantomeno sospette e anche le tue frequentazioni .
Vedremo cosa dice il ns preparatore , e se come sembra i tuoi watts sono incompatibili con la natura di noi normali esseri umani , non rimarra' altra strada che la tua autocertificazione ! ;-D
"Autodenuncia"(?)
RispondiElimina...EH, I MIRTILLI ROSSI DELLE BARRETTE DELLA COOP...MA CON COSA LI HAI MISCHIATI, DI LA VERITA'!!!?
Ma questo anonimo che posta qui chi è, con tali commenti supponenti tra il serio ed il faceto?!? Perché noi la faccia (o meglio il nome) ce la mettiamo tutti, se uno vuol condividere un'opinione scriva chi è, se no stia zitto, tanto il risultato è lo stesso!!!
RispondiEliminasono daccordo con Piero...in italia di "anonimato" ne abbiamo fin troppo!!!!!!
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