Una scossa
di terremoto di
magnitudo 4.5 è
stata avvertita alle 6.08 di oggi con
epicentro al
largo di Ravenna,
in Romagna, in
una regione che
finora era stata solo marginalmente toccata dal forte sisma di maggio. Non si registrano al
momento danni di rilievo, né vittime. Il nuovo sisma è avvenuto in mare a una
profondità di circa 25 chilometri , a 3-4 chilometri dalla costa del Ravvenate nei pressi di Punta Marina ed è stato avvertito anche nelle
Marche. Precisamente con queste coordinate 44.434 °N 12.354° E (fonte INGV). Se
a maggio il terremoto ha colpito con scosse di magnitudo superiore a 5.0 l 'Emilia tra le province di Modena e Ferrara in uno sciame
che sembrava orientato verso nord, nord-ovest, la scossa di oggi si è
verificata a circa un'ottantina di chilometri dal quel fronte sismico, nella
zona della costa adriatica, finora risparmiata. Questo rischia di avere
ripercussioni sull'imminente stagione estiva nella costa romagnola, dove gli
albergatori temono ricadute pesanti sull'affluenza dei villeggianti.
Ricordo che
la "magnitudo" di un terremoto è una grandezza che
si rapporta con la quantità di energia trasportata da un'onda sismica e viene
calcolata sulla base di misure effettuate sul sismogramma (massima ampiezza di
oscillazione e stima della distanza dall'epicentro di quella stazione
sismografica). Richter definì con magnitudo M=0 un terremoto che, a una
distanza dall'epicentro di 100 Km
della stazione di riferimento, genera una traccia sul sismogramma dell'ampiezza
di 1 micron. Stabilì poi di attribuire la magnitudo M=1, M=2, ecc. a quel
terremoto che, alla stessa distanza, causa un'ampiezza di oscillazione 10, 100,
ecc. volte superiore a quella del terremoto di magnitudo M=0.
Il terremoto è
un fenomeno naturale connesso all'improvviso rilascio di energia per frattura
di rocce profonde della crosta terrestre a seguito di un complesso processo di
accumulo di energia di deformazione delle stesse rocce. La fase di accumulo
richiede tempi molto lunghi (decine-centinaia di anni) a fronte dei tempi molto
più ridotti (misurati in secondi per un dato evento) della fase di rilascio
dell'energia. Entrambe le fasi possono però essere identificate in singoli
istanti a raffronto con la scala dei tempi geologici (milioni di anni) entro
cui intervalli di storia sismica rappresentano finestre temporali di osservazione
(tanto più significative, quanto più proiettate nei secoli precedenti: 1000
anni sono meglio di 100) per cercare di identificare parametri che possano
descrivere - in termini statistici e probabilistici - le caratteristiche di
detti fenomeni naturali. Per un dato terremoto, la dimensione dell'area di
frattura (con origine nell'ipocentro) delle rocce in profondità si
rapporta in modo diretto con la quantità di energia rilasciata. Occorre inoltre
tenere presente che il fenomeno non è mai costituito da un evento isolato, ma
il processo di rilascio di energia avviene attraverso una successione di
terremoti (periodo sismico), e quindi attraverso una serie di
fratture, nell'arco di un periodo di tempo che può essere anche molto lungo
(mesi o anni), essendo in genere possibile distinguere il terremoto più
violento (scossa principale) da altri che lo precedono o lo seguono
pur se - in alcuni casi - con energie paragonabili.
Le strutture sepolte che generano i terremoti sono ben delineate dalle mappature che furono ottenute dall'ENI all'epoca d'oro dell'esplorazione petrolifera in Pianura Padana, ovvero tra gli anni '40 e gli anni '70 dello scorso secolo. Queste mappature utilizzavano la tecnica nota come sismica a riflessione: in pratica veniva fatto brillare dell'esplosivo e con un gran numero di sismografi disposti lungo allineamenti opportunamente tracciati si misurava il tempo di percorso delle onde sismiche tra la superficie, gli strati rocciosi sepolti che riflettevano parte dell'energia, e l'arrivo dell'energia rimbalzata in superficie. Questo consentiva di "disegnare" il sottosuolo, e in particolare di delineare le cosiddette anticlinali, strutture derivanti dalla compressione degli strati rocciosi simili alle pieghe che si formano su un tappeto spinto contro il muro. Poiché il petrolio tende ad accumularsi nelle anticlinali, conoscere l'esatta posizione di queste ultime consentiva di perforare a colpo quasi sicuro ed estrarre petrolio (o gas naturale). Il paragone con il tappeto è accattivante ma incompleto, perché trascura il fatto che nel mondo reale le anticlinali sono la riposta superficiale "morbida" all'accavallamento delle sottostanti rocce, più rigide, lungo le faglie, i piani di rottura che generano i terremoti. E in effetti nell'applicazione che stiamo descrivendo sono le faglie, con le loro dimensioni e geometria, a formare l'oggetto della ricerca.
Il movimento della faglia profonda (da 5-10 km ad alcune decine di km come nel caso di Ravenna) dunque genera un’anticlinale, che pur essendo, come nella Pianura Padana, completamente ricoperta da un materasso di sedimenti marini e alluvionali spesso anche molte migliaia di metri, può comunque arrivare a deformare debolmente la superficie topografica, creando blande ma ampie depressioni o inarcamenti.
Ingv: "Non
c'è collegamento con il sisma in Emilia" - "Quello di Ravenna è un terremoto con movimenti
diversi. E' avvenuto in profondità e a 80 km di distanza dal modenese. Non c'è collegamento con quello
che ha colpito l'Emilia nei giorni scorsi". Lo conferma Franco Mele,
ricercatore dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Il geofisico del Cnr Giovanni Gregori parla a SkyTG24
"di una tempesta robusta sismica in atto". "L'Italia sta
ruotando in senso anti-orario" aggiunge, ma ribadisce che il terremoto è
un fenomeno che si può studiare e non prevedere. Ad accendere
la discussione è però proprio quello che viene percepito come un
"cambiamento di rotta delle scosse". Sono infatti molti gli utenti
che, con una punta di ironia, sottolineano: "Ma non ci
stavano dimostrando che la faglia passeggiava verso ovest? Ripasso di
geografia: Ravenna è ad est".
In
effetti quella di stamattina è stata un pò diversa dalle altre sia perchè più
in profondità, più vicina ed è stata in prevalenza sussultoria! Questo potrebbe
essere dovuto sia al fatto che essendo molto vicini all'epicentro si sono
avvertite molto bene solo le onde srimarie, mentre quelle secondarie non si
sono percepite.......ma speriamo che abbiano ragione i luminari nel definire questo sisma isolato a non correlato a quanto successo in Emilia. Dalla dinamica sembra di si ma purtroppo nessuno ha la sfera di cristallo....
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